leggere un libro a un bambino, perché?come?piccole istruzioni.

MI ricordo bene quando mi sono appassionata ai libri per bambini era il lontano 2003. Alla fine di quell’anno ho iniziato a frequentare all’università il corso di “Psicologia dello sviluppo del linguaggio  e della comunicazione” con il Professore  Fabio Sbattella.

Sono stati lezioni illuminanti perché mi ha aperto la porta di un mondo ricco di significato, un mondo fatto di gioco e di parole, semplice ma al tempo stesso efficace.

Nel 2003 lavoravo già nelle corsie degli ospedali come clown. Quindi ho utilizzato ciò che ascoltavo a lezione immediatamente e così il mio clown ha iniziato a portare con lei dei libri di filastrocche.

Mal di pancia calabrone di Bruno Tognolini

 

 

 

Il mio primo libro di filastrocche è stato “Mal di pancia calabrone” di Bruno Tognolini.

Ho usurato quel libriccino, è stato il mio compagno d’avventura per molto tempo.

 

 

 

 

Adesso ho accantonato la mia vita da clown e mi occupo di Psicoterapia.

Ma i libri per bambini rimangono sempre una mia passione e un mio utile strumento.

Consiglio sempre ai genitori di leggere con i proprio figli, perché è un sacro momento di condivisione e comunicazione sana.

Proprio per questo troviamo molti titoli che trattano argomenti più o meno difficili da affrontare. Alcuni esempi posso essere:

  • la gestione delle emozioni,
  • la morte,
  • la separazione,
  • la nascita.

 

 

Quando consiglio dei titoli spiego alcune regole per come utilizzare il libro, il momento della letture e i contenuti:

 

 

  1. Prendetevi del tempo per il vostro bambino per stare con lui, senza fretta.
  2. Prendete il libro e osservate la copertina curiosi, come se dentro ci fosse un qualcosa d’importante, così facendo andate ad aumentare le loro aspettative e quindi l’attenzione.
  3. Mentre leggete immaginate nella vostra testa ciò che accade, in questo modo la vostra lettura sarà più coinvolta.
  4. Siate presenti a partecipi delle storia, stupitevi per ciò che accade.
  5. Se la storia lo permette giocate, ovvero mettetene in scena una parte del racconto. I bambini adorato recitare e improvvisare.
  6. Non soffermatevi troppo sul messaggio della storia, lasciate che il bambino la comprenda con i suoi tempi.
  7. Alla fine ringraziate il vostro figlio per aver condiviso questo tempo e questa storia con voi.
  8. Se vi divertite voi si divertirà anche lui.

IL LIBRO, LA STORIA , LA FILASTROCCA, IL GIOCO DI PAROLE SONO DEI MEZZI, DEGLI STRUMENTI PER COMUNICARE IN MODO EFFICACE, EMPATICO ED EMOTIVO .

 

 

 

Alla ricerca del mio clown

 

misstrilli

foto di Juan Carlos Marzi
http://www.juancarlosmarzi.com

Ho iniziato a fare il clown nel 1998 per gioco e alla fine eccomi qua.

Il mio percorso ha dato vita a MissTrilli un simpatica personcina che ha un caratterizzo tutto pepe.

MissTrilli mi ha insegnato molto e mi ha aiutato ad affrontare quelli che potevano essere i miei limiti, rendendomi più forte e consapevole.

Lavorare sul proprio personaggio clown è in percorso individuale che permette di raggiungere una maggior consapevolezza sulla propria persona.

Lecoq (2001) afferma che : “la ricerca del proprio clown si rivolge innanzitutto nella ricerca del proprio lato ridicolo…l’attore non deve calarsi in un personaggio prestabilito (Arlecchino, Pantalone), ma scoprire la parte clownesca esistente in noi

Secondo Pierre Byland quando una persona inizia a interpretare il proprio clown, il naso rosso permette di fare uscire dall’individuo le sue fragilità e le sue ingenuità.

Il clown permette alla persona di sentirsi libera, perché questa figura ha la possibilità di fare tutto ciò che vuole, proprio per questo motivo il lavoro sul proprio personaggio clownesco permette di far affiorare dei comportamenti personali insospettati.

Lecoq (2001) continua su questa linea sostenendo che la scoperta di queste fragilità personali potrà essere trasformata in forza teatrale.

Bano Ferrari, Carlo Rossi e Luigi Melesi (2006) approfondiscono quanto detto da Lecoq, affermando che la ricerca del nostro clown partirà dai ricordi di quando eravamo bambini capaci di assaporare  ogni momento con stupore e meraviglia.

Il carburante che permetterà a questo motore di muoversi sarà la CURIOSITÀ‘, intesa come un istinto che nasce dal desiderio di sapere che guiderà la nostra ricerca in noi stessi permettendoci di acquisire nuove conoscenze e una maggiore consapevolezza.

L’ingrediente segreto sarà il concentrarsi sul NON GIUDIZIO DI NOI STESSI, un grande esercizio che risulta a volte molto difficile.

MissTrilli clown

 

Nel corso degli anni, nelle corsie degli ospedali ho incontrato tantissimi bambini con le loro famiglie e le loro storie.

Entrare nella loro vita, per quanto mi riguarda, lo considero un privilegio, perché quel momento verrà ricordato da loro come un momento magico in un contesto poco bello.

Matematicamente parlando:

bambino + clown = MAGIA……e basta!!!!

 

 

 

Bibliografia:

LECOQ J. (2000), Il corpo racconta, Milano, Ubulibri

BANO, CARLO, LUIGI a cura di V. Chiari (2006) , Il corpo racconta, Arese (MI). Centro Salesiano San Domenico Savio Editore

 

 

 

Radio Hinterland Genitori 3.0

Mi sono sentita onorata quando Gabriele Pugliese, il conduttore della tramissione radiofonica, in onda su Radio Hinterland dal titolo: Genitori 3.0  il sabato mattina dalle 9:00 alle 10:00, mi ha telefonato dicendomi che avrebbe avuto piacere ad avermi come ospite.

Il tema centrale della puntata era il decalogo che avevo pensato per aiutare i genitori ad affrontare una possibile malattia o ricovero  del loro bambino.

Se cliccate qui sotto potrete trovare l’intera :

                                   trasmissione radiofonica genitori 3.0

Buon ascolto!

Sarebbe carino ricevere qualche riflessione.

La paura della separazione dai genitori

ansai da separazione

Perché i bambini hanno paura della SEPARAZIONE dai genitori?

DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE?

Che cosa intendiamo per paura della separazione dai genitori?

  • Paura di dormire da soli
  • Paura di essere lasciati all’asilo
  • Paura dell’abbandono
  • Paura di andare in vacanza senza i genitori
  • Hanno paura di restare da SOLI

Durante il processo evolutivo i bambini fanno i conti con la fatica del doversi  prima o poi separarsi dai genitori.

Stiamo parlando di processo evolutivo, quindi per loro è utile provarlo e superarlo. I genitori dovrebbero cercare di aiutarli durante questo percorso, cercando di facilitare il distacco.

Molto è legato al tipo d’attaccamento che i genitori hanno instaurato con i figli.

Secondo l’approccio di Bowlby fornire una Base Sicura ai propri figli, permetterebbe una progressiva autonomizzazione.

Bowlby  definisce il concetto di “Base Sicura” come ” la base da cui un bambino parte per esplorare il mondo e a cui può fare ritorno in ogni momento di difficoltà o in cui ne senta il bisogno

QUANDO PARLIAMO DI DISTURBO D’ANSIA DA SEPARAZIONE?

Secondo il DSM-IV-TR il bambino con Disturbo d’Ansia da Separazione mostra un’ansia eccessiva e inadeguata rispetto al livello di sviluppo raggiunto, nelle situazioni che implicano la separazione da casa o da coloro a cui il soggetto è attaccato, con esordio prima dei 18 anni.
Perché il problema possa essere definito disturbo devono essere presenti almeno 3 dei seguenti elementi:

1) Il bambino ha una sensazione di forte malessere tutte le volte che si verifica la separazione da casa o dalle principali figure di attaccamento o persino quando pensa alla separazione.

2) Il bambino mostra una preoccupazione immotivata di perdere le principali figure di attaccamento, o che accada loro qualche cosa di pericoloso.

3) Il bambino mostra una preoccupazione infondata che succeda qualcosa che possa provocare la separazione dalle figure di attaccamento, come ad esempio perdersi o essere rapito

4) Il bambino si rifiuta di allontanarsi da casa per la paura della separazione, ad esempio non vuole andare a scuola.

5) Il bambino manifesta forte paura o  di stare solo a casa o senza le principali figure di attaccamento, oppure più in generale senza adulti significativi.

6) Il bambino non vuole andare a dormire senza avere vicino uno dei personaggi principali di attaccamento, per cui non riesce a dormire fuori casa

7) Il bambino fa spesso incubi sul tema della separazione.

8) Il bambino manifesta frequenti sintomi fisici, ad esempio mal di testa, dolori di stomaco, nausea o vomito ogni volta che si verifica o si prospetta il pensiero della separazione dalle principali figure di attaccamento.

I sintomi descritti durano almeno 4 settimane, e causano una sofferenza al bambino oppure una compromissione dell’area sociale, scolastica o di altre importanti aree del funzionamento psicologico.
L’Esordio viene specificato come Precoce se avviene prima dei 6 anni di età.

Manifestazioni e disturbi associati

I bambini con questo disturbo in genere provengono da famiglie molto unite; quando vengono separati dalle figure di attaccamento, possono mostrare ritiro, apatia, tristezza o difficoltà a concentrarsi nel gioco e spesso hanno bisogno di sapere dove si trovano e di mantenere contatti telefonici.

A seconda dell’età possono aver paura dei mostri, del buio, degli animali, dei viaggi, degli incidenti, di situazioni percepite come pericolose per l’integrità loro e della loro famiglia.

Si possono lamentare che nessuno li ami e desiderare di morire, possono mostrare rabbia o aggressività contro chi sta forzando la separazione.

I bambini sono spesso intrusivi, bisognosi di attenzione costante e spesso divengono una fonte di frustrazione per i genitori e portano conflittualità.

A volte sono coscienziosi, compiacenti e desiderosi di piacere, possono lamentare problemi somatici.

Vi sono comunque variazioni legate alla cultura di appartenenza riguardo il livello di tolleranza della separazione, e va sempre considerato questo aspetto.

L’ansia e l’anticipazione della separazione possono divenire evidenti nella media fanciullezza.

Sebbene gli adolescenti con questo disturbo possano negare l’ansia riguardo alla separazione, essa può essere riflessa dalla loro limitata attività indipendente e dalla riluttanza a lasciare la casa.

Gli adulti con questo disturbo sono in genere eccessivamente preoccupati per i figli e i coniugi mostrando notevole malessere quando sono separati da loro.

Fattori potenzialmente scatenanti

  • Lutti ( morte di un parente o animale domestico).
  • Separazioni da genitori o da una figura di riferimento.
  • Cambio di scuola.
  • Trasloco.
  • Malattia.
  • Ospedalizzazione
  • Madre con Disturbo di Panico.

Trattamento con Terapia Cognitivo Comportamentale

Il trattamento del Disturbo D’Ansia da Separazione deve coinvolgere sia il bambino che i genitori.

L’intervento dei genitori verrà modulato a seconda dell’età del figlio.

Gli interventi che si possono concordare possono essere di questo tipo:

  • Osservazioni Strutturali: si raccolgono informazioni sulle caratteristiche del disturbo, utilizzando lo schema dell’ABC che nella terapia cognitivo comportamentale ci aiuta  a comprendere L’Evento Scatenante (A), il Persiero (B) e l’emozione (C).
  •  Psicoeducazione emotiva.
  • Tecniche di esposizione.
  • Tecniche di rinforzo.
  • Parent training.
  • EMDR

Bibliografia:

Celi F. (2002), Psicopatologia dello sviluppo: storie di bambini. McGraw-Hill, Milano
Di Pietro M., Dacomo M., (2007) Giochi e attività sulle emozioni: nuovi materiali per l’educazione razionale emotiva. Erickson. Trento

 

 

 

 

DECALOGO PER GENITORI per affrontare la malattia dei figli

Nel corso degli anni grazie ai lavori che faccio, ho potuto incontrate molti genitori con bambini ospedalizzati.

Il mio lavoro come clown in corsia e il mio essere psicoterapeuta si sono incontrati e hanno pensato di proporvi 10 consigli per riuscire ad affrontate meglio, una malattia o una possibile ospedalizzazione del  vostro bambino:

1-Manteniamo la calma: I bambini quando non si sentono bene, non riescono  a darsi una spiegazione del loro stato. Così osservano attentamente  tutte le reazioni che i genitori hanno e modulano la loro reazione a seconda di quello che percepiscono. Se vedono un genitore agitato non fanno altro che agitarsi senza capire cognitivamente il perchè. Mantenere la calma è veramente un esercizio complicato per i genitori, ma è utile per il benessere del bambino ed anche al genitore.

2- Giocate: i bambini che sono malati possono continuare a giocare. Il gioco per un bambino è come una medicina, li aiuta.  Create dei giochi con lui che possano essere adeguati alla patologia. Per esempio se ha la febbre potete disegnare.

Il gioco non ha alcuna controindicazione.

 3- Usate la fantasia: permettergli di visitare mondi immaginari lo aiuterà a distrarsi dal dolore e dalle emozioni come la paura. Per esempio: raccontare delle storie fantastiche in cui il suo letto diventa un galeone dei pirati o una carrozza delle principesse). Oppure utilizzate le filastrocche come se fossero delle formule magiche.

 4- Giocate al dottore: questo gioco simbolico permetterà al bambino di rielaborare le esperienze possibilmente traumatiche che potrebbe vivere durante l’ospedalizzazione.

La piccola valigetta del dottore può permettere al bambino di mettere in scena quello che gli è capitato questo lo aiuterà ad integrare le diverse informazioni e i vissuti emotivi.

 5- Date spazio alla creatività:  permettergli di creare qualcosa con la plastilina per esempio, con materiali di riciclo, in modo che si possa sentire bravo.

 6- La verità: cercate di non tenere nascosta la verità al vostro bambino, cercate di spiegargliela in modo semplice, così che lui possa comprendere la situazione e a quel punto collaborare.

 7- Manteniamo le regole: cercate di mantenere le regole che avete fissato a casa.

 8 – Condividiamo: è utile che i genitori si prendano il tempo per confrontarsi rispetto a ciò che sta accadendo e l’impatto emotivo. Infine cercate una strategia comune da seguire insieme. Cercate di dividervi i ruoli e i compiti. Per esempio: in ospedale chi rimane a dormire con il bambino?

Se possiamo chiediamo aiuto ai parenti e amici più cari. Delegare qualcosa non vi renderà un cattivo genitore.

9- Ci sei anche tu…non sei solo genitore ma anche persona: cercate di prendervi dei vostri spazi, per staccare la spina. Dovete prendervi il tempo per sentire le emozioni che avete evitato di esprimere davanti al bambino, in modo da poterle far scivolare vie, facendo emergere le risorse adeguate per affrontare le difficoltà che state incontrando.

 10- Il presente: rimanere concentrati sul presente sulle piccole cose che potete fare ( dal tenere in ordine la camera dell’ospedale, al cercare di organizzare un’attività ricreativa nell’immediato per vostro figlio) per migliorare l’ospedalizzazione di vostro figlio. Cercare di non farsi sopraffare dai pensieri catastrofici.

Da questo lavoro è nato un depliant che è stato divulgato all’interno di un’azienda per sensibilizzare i genitori. Questo è il link:

decalogo per i genitori per affrontare meglio la malattia dei figli